Nel 2024, l’impatto economico di Airbnb in Italia ha raggiunto il valore record di 19,7 miliardi di euro, segnando un anno di svolta per il settore degli affitti brevi. Questa cifra riflette non solo l’importanza della piattaforma nel turismo, ma anche il suo crescente ruolo nella rigenerazione urbana e nello sviluppo locale.
Un impatto che va oltre il turismo
Secondo un’analisi indipendente, ogni euro speso su Airbnb ha generato tre euro aggiuntivi nell’economia italiana. Questo effetto moltiplicatore ha sostenuto attività come ristorazione, commercio, trasporti e servizi, contribuendo anche alla creazione di oltre 139.000 posti di lavoro equivalenti a tempo pieno.
Ma non si tratta solo di occupazione. Airbnb ha avuto un effetto positivo anche sul patrimonio immobiliare: molte abitazioni rimaste inutilizzate o vuote sono state ristrutturate e rese disponibili grazie al modello degli affitti brevi. In un paese dove il 13% delle case è vuoto o sottoutilizzato, solo una piccola parte – circa l’1,1% – è destinata a questa forma di ospitalità, spesso da parte di proprietari che mettono in affitto una seconda casa o una stanza.
Qualità e trasparenza al centro
Nel corso dell’ultimo anno, Airbnb ha puntato con decisione sulla qualità, introducendo un sistema di registrazione per gli host e incentivando comportamenti responsabili. Questo ha portato a risultati concreti: è aumentato il numero dei Superhost (+15%) e sono state ridotte sensibilmente le cancellazioni da parte degli host (-47%).
In vista dell’introduzione del Codice Identificativo Nazionale (CIN) per gli affitti brevi, l’offerta attiva è diminuita del 15%, segno che il mercato sta diventando più regolato e trasparente. Un passo importante, soprattutto in vista di eventi di rilievo internazionale come il Giubileo a Roma e le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026, per i quali Airbnb sarà partner ufficiale.
Una regolamentazione giusta per città e cittadini
Airbnb riconosce l’importanza di una regolamentazione nazionale chiara ed equilibrata. L’obiettivo? Dare alle città gli strumenti per gestire il turismo in modo sostenibile, tutelando i centri storici e distinguendo tra host occasionali e professionisti. La piattaforma già raccoglie e versa l’imposta di soggiorno dove previsto, garantisce la registrazione degli annunci e condivide i dati con le autorità fiscali, nel segno della trasparenza.
Inoltre, metà degli host italiani sono donne, molte delle quali utilizzano Airbnb per integrare il reddito o la pensione. Questo rende il modello particolarmente rilevante in un contesto di economia diffusa, dove l’accesso a nuove fonti di guadagno può fare la differenza.
Più equilibrio, meno overtourism
Spesso Airbnb viene associata al fenomeno dell’overtourism, ma i dati raccontano una realtà diversa. Le cause principali del turismo eccessivo sono altre: compagnie aeree low-cost, crociere e strutture alberghiere tradizionali. Basti pensare che la maggior parte dei pernottamenti a Roma avviene ancora in hotel.
Airbnb, al contrario, sta contribuendo a spostare il turismo verso le aree meno battute, come zone rurali o piccoli borghi. Oggi, la metà delle prenotazioni avviene fuori dalle grandi città, e il 75% degli ospiti sono famiglie. Questo modello favorisce la crescita delle microimprese locali, sostiene le economie periferiche e contribuisce a combattere lo spopolamento.
Fonte: Airbnb