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Emilia-Romagna, al lavoro su una legge per regolare gli affitti brevi turistici

La Regione Emilia-Romagna si prepara a mettere mano alla questione degli affitti brevi a uso turistico con una nuova legge regionale che mira a tutelare il diritto alla casa, senza penalizzare il settore turistico. Il primo passo sarà un tavolo di confronto che verrà convocato entro maggio, coinvolgendo istituzioni, associazioni di categoria, sindacati e piattaforme del settore. L’obiettivo è analizzare a fondo le criticità, ascoltare i diversi punti di vista e costruire insieme soluzioni efficaci.

Negli ultimi anni, l’aumento degli affitti brevi ha contribuito in modo significativo all’emergenza abitativa in diverse città dell’Emilia-Romagna. A Bologna, ad esempio, si contano oltre 6.700 alloggi destinati a questo tipo di locazione, mentre la domanda abitativa è più che doppia. Questa situazione ha spinto la Regione a intervenire, considerando che la normativa nazionale in materia è ancora troppo debole per garantire un equilibrio tra ospitalità e residenzialità.

Alcuni strumenti sono già stati introdotti, come i codici identificativi per gli alloggi turistici (CIR e CIN), utili a monitorare e mappare le locazioni. Tuttavia, questi strumenti non bastano a contenere un fenomeno che, in alcune aree urbane, rischia di alterare profondamente il tessuto sociale delle città. Nei centri storici, ad esempio, cresce la preoccupazione per lo squilibrio tra l’offerta turistica e le esigenze abitative delle categorie più fragili, come studenti, lavoratori o famiglie.

Accanto a questo, c’è un ulteriore problema legato all’aumento dei canoni di affitto, che rende sempre più difficile per lavoratori essenziali – come insegnanti, infermieri o agenti di polizia – trovare un alloggio vicino al posto di lavoro. La Regione intende rispondere con una legge che dia strumenti concreti ai Comuni per agire in modo mirato sul proprio territorio.

Il percorso legislativo sarà accompagnato da misure di sostegno già previste, come il fondo per l’affitto, che per il 2024 è stato confermato con una dotazione di 10 milioni di euro. A questo si affiancherà un Piano per la casa che punta a rafforzare l’offerta di edilizia pubblica e sociale.

Per scrivere questa nuova normativa, la Regione ha convocato al tavolo di lavoro una vasta rete di interlocutori: dai Comuni (come Bologna e Rimini), alle associazioni di categoria e sindacati, fino alle università e alle piattaforme digitali che operano nel settore degli affitti brevi, come Airbnb e Booking. Tra i partecipanti anche la campagna “Alta Tensione Abitativa” e diverse realtà del terzo settore.

Il bisogno di intervento è confermato anche dai numeri: nel 2022, le domande per accedere al fondo regionale per l’affitto sono aumentate del 35% rispetto all’anno precedente. Inoltre, al 31 dicembre dello stesso anno, oltre 26.000 famiglie risultavano in attesa di un alloggio ERP nei Comuni dell’Emilia-Romagna, con una forte concentrazione nei capoluoghi.

L’obiettivo è chiaro: trovare un nuovo equilibrio tra l’accoglienza turistica e la qualità della vita urbana, garantendo case accessibili per chi vive e lavora nei territori della regione.

Fonte: Regione Emilia-Romagna

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