La questione abitativa è sempre più urgente, soprattutto nei centri turistici dove la proliferazione degli affitti brevi sta riducendo drasticamente l’offerta di alloggi a lungo termine. Per contrastare questo fenomeno, il governo sloveno ha introdotto una nuova legge sull’ospitalità che pone dei limiti all’attività dei fornitori privati di alloggi a breve termine. Questa legge stabilisce un limite di 60 giorni all’anno per l’affitto di immobili a breve termine, richiede il consenso dei condomini, prevede una validità di tre anni per le autorizzazioni, aggiorna il registro delle strutture ricettive con maggiori dati per le autorità di controllo, e collega tali dati al catasto immobiliare. Inoltre, concede alle comunità locali la possibilità di adattare le regole in base alla situazione del mercato immobiliare e alle esigenze del turismo.
Come spiegato dal segretario di Stato Matevž Frangež, l’obiettivo principale della legge è restituire agli appartamenti costruiti a scopo abitativo la loro funzione originaria, tutelando soprattutto le giovani famiglie che faticano a trovare un alloggio a lungo termine. Tuttavia, la nuova legge ha suscitato diverse polemiche tra gli affittuari e gli operatori del settore turistico, che lamentano la mancanza di consultazione nella stesura del provvedimento. Numerosi rappresentanti dei proprietari immobiliari hanno raccolto oltre 3200 firme per chiedere al governo di rinviare la legge e aprire un dibattito pubblico.
Resta da vedere come si evolverà la situazione e se il governo terrà conto delle richieste della categoria. Nel frattempo, la nuova legge rappresenta un tentativo di regolamentare il settore degli affitti brevi e di tutelare il diritto all’abitazione. In sintesi, la legge mira a limitare l’impatto degli affitti brevi sul mercato immobiliare, imponendo limiti temporali e restrizioni per gli affittuari, generando reazioni contrastanti tra gli operatori del settore.
Fonte: RTV Slovenija